Dai primi anni Ottanta Bertozzi & Casoni utilizzano la ceramica come esclusivo mezzo espressivo a fini scultorei – con esposizioni in prestigiosi musei, in importanti gallerie e nelle maggiori manifestazioni del settore – e dagli anni Duemila le loro opere sono divenute icone internazionalmente riconosciute di una, non solo contemporanea, condizione umana.
È questo, dunque, un riconoscimento non solo dovuto e meritato ma una importante tappa di un lungo tragitto – di cui Bertozzi & Casoni sono un apice odierno – che, sotto la specie della figurazione, ha mantenuto alti i rapporti con la grande tradizione dell’arte innervandoli con le sensibilità indotte dalle tante crisi ideali ed artistiche novecentesche. Un percorso che non ha mai messo in dubbio la centralità delle attenzioni alla vicenda umana: tra aspirazioni e cadute, tra vertici e abissi, tra bellezze e disastri.
Nulla è dato per scontato da Bertozzi & Casoni che registrano quanto di meraviglioso e di misterioso è contenuto anche nelle più disprezzate e rimosse manifestazioni, o conseguenze, della vita: con frequenti ricorsi ai temi del memento mori, dell’horror vacui e a quello prediletto della vanitas. Riscattando tutto sul piano estetico, gli artisti hanno originalmente attivato un meccanismo complesso e avvolgente che non trova mai fine o soluzione.
Solo con la ceramica, Bertozzi & Casoni potevano raggiungere quel grado di mimesi delle forme naturali o degli oggetti artificiali che garantisce alle loro “contemplazioni del presente” straordinari poteri di meraviglia, attrazione, interrogazione e, anche, di universalità.
Al Museo Bertozzi & Casoni sono in mostra permanente opere raramente esposte come Composizione e scomposizione del 2007, Composizione non finita-infinita presentata alla Biennale di Venezia nel 2009, Sedia elettrica con farfalle del 2011, Regeneration esposta a Londra nel 2012, Polar bear del 2016 e Resistenza 2 realizzata per la recente mostra ad Ascoli Piceno. Tra le opere di grande dimensione si segnalano anche Scegli il Paradiso del 1997 che chiude mirabilmente il capitolo della maiolica dipinta e Madonna scheletrita del 2008 che rappresenta uno dei vertici da loro raggiunti nell’indagine di materiali e di tecniche di derivazione industriale e nella resa quasi oggettiva delle componenti iconografiche messe in rappresentazione.